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ALLEANZA TERAPEUTICA: QUALE RUOLO GIOCA IN PSICOTERAPIA?

19 Gennaio 2023
Tempo di lettura: 2 minuti
ALLEANZA TERAPEUTICA: QUALE RUOLO GIOCA IN PSICOTERAPIA?

L’alleanza terapeutica è un ingrediente fondamentale e imprescindibile all’interno di un percorso di
psicoterapia. E’ considerato un fattore terapeutico trasversale a diversi modelli di trattamento. Rappresenta un fattore che possiede un’incidenza significativa sul buon esito di una psicoterapia. L’alleanza terapeutica potremmo definirla come il clima attorno al quale si sviluppa la relazione terapeutica, la quale è sopraordinata concettualmente alla prima (Monticelli, 2014, 41).

Quali sono i processi che condizionano la costruzione e il mantenimento dell’alleanza terapeutica?

Usando una metafora potremmo immaginarci l’alleanza terapeutica come la temperatura che misura la qualità della relazione tra terapeuta e paziente.
Gli scambi interpersonali che avvengono tra i due si organizzano secondo i diversi sistemi motivazionali che caratterizzano qualsiasi relazione.

Innanzitutto occorre specificare che l’alleanza terapeutica si compone di tre funzioni fondamentali che contribuiscono alla costruzione della diade terapeuta-cliente: il primo è il LEGAME che si costruisce tra loro, il secondo è l’OBIETTIVO o gli obiettivi condivisi su cui lavorare e in cui entrambi investono, infine il terzo è la definizione dei COMPITI reciproci (Bordin, 1979).
Woodhouse (2003) riscontrava come parallelamente a una buona alleanza si verifichino dinamiche di difficile gestione, proprio in virtù della fiducia che il paziente ripone nella tenuta e qualità del rapporto costruito (Monticelli, 2014, 49).

Vi sono poi dei fattori ascrivibili all’uno e all’altro della diade “terapeuta - paziente” che meritano
un’attenzione particolare nella costruzione dell’alleanza terapeutica.
Per quanto concerne i fattori riconducibili alle caratteristiche del paziente ritroviamo: la motivazione alla terapia, le aspettative di cambiamento, la qualità delle relazioni interpersonali, gli stili di attaccamento, la tipologia di disturbo.
Per quanto riguarda invece i fattori che sono riconducibili alle caratteristiche del terapeuta ritroviamo: la capacità di empatia e le capacità metacognitive nell’esplorazione della relazione con il paziente, la propensione ad assumere atteggiamenti supportivi e collaborativi, la tipologia di tecniche impiegate.
(Monticelli, 2014, 55).
Anche lo stile di attaccamento del terapeuta influisce sulla capacità di costruire una buona alleanza terapeutica.

Nella prospettiva cognitivo evoluzionista l’alleanza terapeutica viene considerata in virtù delle interazioni terapeutiche orientate alla sintonizzazione e alla cooperazione tra terapeuta e paziente (Ceccarelli,
Monticelli, Liotti in Liotti, Monticelli (a cura di) 2014, 95).

Tuttavia questi aspetti di pareticità tra terapeuta e paziente non vengono considerati come il punto di partenza di una solida alleanza terapeutica, ma come un elemento centrale che deve divenire l’obiettivo attivamente perseguito verso cui la relazione deve tendere affinché si istituisca un’alleanza terapeutica (Ceccarelli, Monticelli, Liotti; 2014, 96).

Nella prima fase dei colloqui avviene l’analisi della richiesta, si cerca quindi di comprendere quando è comparso il problema, cosa stava accadendo in quel momento nella vita del paziente, come si manifesta la sofferenza legata al problema, come la persona si spiega il problema, come ha cercato di fronteggiarlo in passato e sinora, quali aspettative ripone nel percorso.

L’esplicitazione delle aspettative da parte del paziente amplifica la partecipazione attiva del paziente nella relazione terapeutica (Ceccarelli, Monticelli, Liotti; 2014, 105), dando anche spazio ai timori del paziente nell’intraprendere un percorso terapeutico.

Riuscire a esplicitare che la realizzazione delle aspettative (siano esse positive o negative) dipenderà dalla qualità della relazione che si costruirà tra terapeuta e paziente, restituisce al paziente la pareticità cooperativa che l’alleanza terapeutica richiede.
Esplicitare al contempo al paziente la facoltà di segnalare al terapeuta cosa non sta funzionando, allo scopo di riorientare l’intervento, comprendere insieme cosa non ha funzionato e rimaneggiare la collaborazione affinché divenga più solida, rappresenta un modo per mantenere viva e attiva l’alleanza terapeutica.

Per saperne di più

Giovanni Liotti e Fabio Monticelli (a cura di) Teoria e clinica dell’alleanza terapeutica. Una prospettiva cognitivoevoluzionista;
2014, Raffaello Cortina Editore.

Laura D’Emilio
Psicologa e psicoterapeuta cognitivo costruttivista

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