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Il cambiamento comportamentale: motivazione e fasi

15 Gennaio 2023
Tempo di lettura: 4 minuti
Il cambiamento comportamentale: motivazione e fasi

Molto spesso si tende a considerare la motivazione a cambiare un comportamento come una variabile dicotomica: “Ho voglia di cambiare” vs “Non ho voglia di cambiare”. In realtà il cambiamento sembra avvenire secondo un processo dinamico che si attua in una sequenza ciclica di stadi, la modifica di una condotta pertanto non avviene in un unico momento ma le persone attraversano una serie di fasi di diversa motivazione e diversa modificazione comportamentale.

Di seguito descriveremo gli stadi del cambiamento proposti nel modello transteorico (Prochaska e Marcus, 1994). Favorire l’autoanalisi rispetto alla fase motivazionale in cui ci si trova è molto utile per capire sia il tipo di intervento di cui si ha maggiormente bisogno che gli obiettivi specifici che guidano ogni fase.

  1. Pre-contemplazione “Io non ho nessun problema”: in questo stadio la persona non è a conoscenza del fatto di avere un problema o non lo vuole riconoscere; pertanto non ha ancora preso in considerazione la possibilità di cambiare il proprio comportamento. Può essere non informata o mal informata rispetto alla problematica o, ancora, può aver fatto dei tentativi di cambiamento ed essere tornata in questa fase demoralizzata e priva di fiducia rispetto alla propria possibilità di cambiare. In questa fase si percepiscono le preoccupazioni degli altri come infondate o esagerate. Chi si trova in questa fase non ricerca un trattamento e, se lo fa, lo ricerca solo perché spinto a farlo.
  2. Contemplazione “Forse ho un problema”: in questa fase la persona comincia a essere consapevole di avere un problema e inizia a prendere in considerazione l’ipotesi di modificare il proprio comportamento, pensa al problema ma non si assume ancora un impegno concreto ad agire per modificarlo. Per passare dalla fase di precontemplazione a quella di contemplazione bisogna che la preoccupazione per il modo di comportarsi sia almeno sufficiente. Questa fase è caratterizzata da una forte ambivalenza nei confronti del problema. In questo momento potrebbe essere utile iniziare dall’analisi dei vantaggi del non cambiare, facilitare l’espressione degli svantaggi del non cambiare, esplorare i valori personali, evocare possibili svantaggi del cambiamento e solo successivamente possibili vantaggi di un’eventuale modifica comportamentale.
  3. Determinazione “Non posso andare avanti così, voglio fare qualcosa”: in questa fase la persona ha deciso di modificare il proprio comportamento nell’immediato futuro e pianifica la modalità per farlo. È in questa fase che si leggono libri di auto-aiuto, o ci si reca da un professionista. In questa fase è importante esplorare i bisogni, esplicitare le opzioni possibili, rinforzare l’autoefficacia, evocare e sviluppare scelte e strategie, facilitare ipotesi concrete sul futuro, sviluppare un piano di azione e infine ipotizzare cosa fare in caso di insuccesso.
  4. Azione “Agisco per modificare il mio cambiamento, cambio!”: in questa fase l’obiettivo è modificare il proprio comportamento e pertanto l’individuo comincia a mettere in atto tentativi per affrontare e superare la problematica. L’azione rappresenta tutto quell’insieme di attività messe in atto nello sforzo di produrre una modificazione comportamentale.
  5. Mantenimento “Mantengo il cambiamento”: la persona in questa fase si applica per mantenere il cambiamento nel tempo e per renderlo stabile. Non si impegna attivamente come nella fase di azione ma le azioni si sono ridotte. Nella fase di mantenimento si lavora alla prevenzione delle ricadute e al consolidamento degli obiettivi raggiunti. Questa fase ha una durata in relazione al comportamento e alle caratteristiche individuali.

In questo modello è concettualizzata anche la ricaduta. Poiché la ricaduta è la regola piuttosto che l’eccezione con molti comportamenti, questo modello è concettualizzato a spirale. Una persona può agire, tentare un mantenimento, avere una ricaduta, ritornare alla fase di pre-contemplazione, dunque spostarsi tramite i successivi stadi verso l’azione, ripetere nuovamente il ciclo e così via per diverse volte fino a che non ha eliminato il comportamento. È importante tenere in mente questo aspetto per evitare, a seguito di una ricaduta, di mettere in atto processi di valutazione secondaria che porteranno a valutarsi negativamente (“Ecco sono il solito”, “Tanto non lo farò mai”, “E’ tutto inutile, ecc.), con il sopraggiungere di emozioni spiacevoli che non si riesce a regolare e che quindi faranno da innesco alla ripresa del disturbo.

Cambiare comportamento per adottare stili di vita più sani è un processo complesso che richiede tempo e determinazione. I diversi compiti sono focalizzati su: aumento dell’interesse e della preoccupazione rispetto al comportamento da modificare, aumento di informazione sulle conseguenze nocive e le possibili alternative a quel comportamento (attraverso la valutazione di pro e contro), presa di coscienza sul comportamento in atto e sui motivi che lo sostengono (la riflessione su di sé), analisi di rischi e ricompense e la successiva presa di decisione, nascita/mantenimento dell’impegno e la successiva creazione del piano efficace/accettabile. Questi compiti richiedono un’abilità di auto-regolazione (auto-controllo sul piano cognitivo e affettivo/emotivo), necessaria per cambiare modo di pensare, agire, inibire le pulsioni, seguire le regole e dilazionare i piaceri. L’auto-regolazione, infatti, ha bisogno di esercizio e allenamento costante ed è una forza necessaria per promuovere e spingere i processi di cambiamento.

In sintesi, il cambiamento è un processo graduale, continuo e dinamico e la valutazione dello stadio di cambiamento deve sempre precedere qualsiasi tipo di intervento. La valutazione deve essere condotta in modo non giudicante e occorre sempre tener conto degli ostacoli al cambiamento, delle situazioni facilitanti, del supporto sociale e dei precedenti tentativi.

Bibliografia

Lebruto A., Calamai G., Caccico L, Ciorciari V. (2022). Dipendenza affettiva. Erickson.

Prochaska J. O., Marcus B. H. (1994). The transtheoretical model: applications to exercise. In R.K.Dishman Advanced in exercise adherence (pp. 161-180). Champaign, IL: Human Kinetics Publishers.

Prochaska J. O., DiClemente C. C., Norcross J. C. (1992). In search of how people change. American Psychology, 47, 1101-1114.

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