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IL CAMBIAMENTO IN ADOLESCENZA

20 Gennaio 2023
Tempo di lettura: 5 minuti
IL CAMBIAMENTO IN ADOLESCENZA

Questo articolo tocca il tema dell’adolescenza, in particolare focalizzandosi su chi è l’adolescente e cosa sta vivendo in questa fase della sua vita caratterizzata da numerosi cambiamenti non solo a livello fisico, ma anche sul piano relazionale ed emotivo.
Più che mai la relazione con i propri figli diventa complicata e difficile in questo periodo della loro vita caratterizzato da numerosi cambiamenti.

Tutte le persone che ruotano intorno all’adolescente, che siano genitori, insegnanti, allenatori, si trovano a fare i conti inevitabilmente con il cambiamento, che di per sé è per tutti destabilizzante.

Quali sono i 4 grandi cambiamenti che si verificano?
Provo a proporveli sotto forma di bussola, come se fosse una guida da cui partire per capire cosa succede a loro in questo periodo della vita, guida che possa essere utile per orientarsi e muoversi verso di loro:

1. Cambiamenti fisici
Il sistema ormonale già verso i nove anni nelle femmine ed intorno agli undici-dodici anni per i maschi comincia a generare delle modificazioni a livello corporeo: nelle ragazze si rimodella la forma del corpo e si accentuano le forme, mentre nei ragazzi inizia la crescita di peli e barba, cambia il timbro della voce, aumenta la massa muscolare e si allargano le spalle.

2. Cambiamenti psicologici ed emotivi
Durante l’adolescenza il ragazzo può sentirsi travolto dalle emozioni; è presente in lui quel marasma di emozioni, come quando era piccolo e ancora non era in grado di gestirle. Anche ora, sono così numerose le sensazioni che sperimenta e soprattutto così intense, che avere al suo fianco adulti capaci di intercettare la sregolatezza, quel miscuglio di sensazioni, aiutarlo a dargli un nome e a riconoscerle, così come a gestirle e affrontarle, è il miglior fattore di protezione per la sua salute fisica e mentale.
Se consideriamo le nostre emozioni come uno strumento fondamentale per conoscere se stessi e gli altri, per capire cosa ci sta succedendo e cosa sta accadendo agli altri, averne consapevolezza, cioè saperle riconoscere, è indispensabile per muoversi e agire in modo funzionale nel mondo e nelle relazioni con gli altri.

3. Cambiamenti cognitivi o di pensiero
In questa fase, a livello di pensiero, l’adolescente comincia a porsi delle ipotesi, delle domande, che fino ad ora non si era mai posto, in quanto il bambino vive e pensa basandosi su eventi ed esperienze concrete; il ragazzo o la ragazza nel contesto scolastico o in relazione ad altri pari comincia a fare ipotesi su di sè rispetto alle altre persone e quindi a chiedersi: come mi vedono gli altri? piaccio ai ragazzi o alle ragazze? E al tempo stesso si chiede: Chi sono davvero? Cosa voglio fare? Che tipo di persona voglio essere? Queste domande da un lato permettono di allargare i confini entro cui si muoversi, ma al tempo stesso comportano una temporanea destabilizzazione, il dover fare i conti con incertezza e confusione.
Nonostante cominci a farsi delle domande e a chiedersi ciò che gli altri pensano di lui o di lei, in questo momento della vita è presente un forte squilibrio tra la parte emotiva e la parte razionale del cervello: il cervello emotivo è legato alle emozioni e il cervello razionale è legato al pensiero.
Il cervello che pensa (cognitivo) è molto più immaturo del cervello che sente (emotivo), per questo l’adolescente mette in atto comportamenti e azioni con l’obiettivo di ricercare emozioni forti ed intense, ma non sempre sa spiegare a se stesso e agli altri che cosa gli sta succedendo e cosa l’ha portato a farlo. Questa parte del cervello, ultima a svilupparsi, consente di ragionare in modo critico e con giudizio, contrastare atteggiamenti inappropriati, pianificare, prendere decisioni, definire priorità e organizzare i pensieri, comprendere le intenzioni e il punto di vista degli altri ed è carente negli adolescenti, soprattutto in situazioni nuove nelle quali l’utilizzo di comportamenti e abilità di routine non è più sufficiente.
Quindi di fronte alle emozioni, il non riuscire a darsi una spiegazione, porta l’adolescente a scoppi d’ira e a mettere in atto comportamenti impulsivi. Ecco perché gli adolescenti sembrano essere governati dall’azione più che dalla riflessione e dall’emozione più che dalla ragione.

Per questo spesso sentite dire da loro frasi come “Non ci avevo pensato... era uno scherzo... l’ho fatto perchè era divertente (eccitante)...” “Vi odio... non vorrei mai essere nato in questa famiglia” ; lo dice il cervello che sente e non quello che pensa, perciò se è arrabbiato è controproducente metterlo a tacere urlando più forte. A volte non sa darsi e dare delle spiegazioni che spesso i genitori gli richiedono.

Se i genitori conoscono come funziona la mente in questa fase dello sviluppo riusciranno a non attribuire un significato letterale a quelle parole, bensì ad aiutare il/la prioprio/a figlio/a nel regolare le sue emozioni e questo può essere di grande aiuto per sostenere la sua crescita e al tempo stesso per sentirsi adeguati ed efficaci come genitori.

4. Cambiamenti relazionali
Per la seconda volta viene chiamata in causa la famiglia, la prima volta era stata nell’infanzia, quando era bambino, con la richiesta di vicinanza e accudimento verso i genitori.
Questa volta invece la spinta è verso l’autonomia e l’indipendenza, con l’obiettivo di sviluppare una propria personalità e identità.
La relazione e il rapporto con i genitori subisce quindi un cambiamento: si passa da una dipendenza quasi assoluta ad una nuova maturità e in questo modo sposta il baricentro delle sue relazioni dall’ambiente familiare al gruppo dei pari. Il gruppo infatti diventa l’ambito nel quale ricerca e trova accettazione e sicurezza. Un ruolo significativo infatti è attribuito al gruppo dei coetanei con i quali si vivono tutte quelle emozioni legate alla cooperazione, ma anche alla competizione: spesso infatti gli amici offrono un pensiero e un comportamento diverso dal proprio con cui confrontarsi.
Il compito del genitore non è mai semplice ed in questa fase in particolare può diventare più arduo.
Spesso infatti ci si trova bersagliati dai continui attacchi dei ragazzi che mettono alla prova, testano il limite e i confini.
Il genitore può sentirsi impotente di fronte a questa continua messa in discussione, ma è importante che si abbia in mente che questa rappresenta una fase necessaria per permettere la maturazione del proprio figlio.
Spesso i genitori in questa fase non riconoscono più i loro figli che manifestano comportamenti contraddittori e cambi d’umore repentini e cominciano a chiedersi cosa sta succedendo e cosa devono fare; non riconoscono più il loro bambino che ormai da ragazzo vive emozioni amplificate.

Nel rapporto coi genitori è presente una tensione tra ricerca dell’indipendenza e dipendenza dalla famiglia: i ragazzi mettono in discussione ciò che dicono i genitori, ma i genitori rimangono un posto sicuro in cui tornare in caso di necessità o difficoltà.
Il compito del genitore è quello di passare da una posizione affettuosa ma direttiva, ad una posizione di rispetto e di sostegno, basata su un profondo rispetto per la sua individualità.
Come il bambino piccolo ha bisogno di creare un legame di attaccamento con il genitore, sapendo di potersi allontanare per giocare ed esplorare, ma di poter tornare dalla mamma quando ne ha bisogno e di trovarla disponibile ad aiutarlo, lo stesso sta chiedendo l’adolescente, ossia di poter allontanarsi dai genitori esplorando il mondo, conoscendo altri punti di vista, ma di poter tornare dai genitori qualora ne avesse bisogno e sapere che può trovarli pronti ad accoglierlo.

Bibliografia

- Nuovo manuale di psicoterapia cognitiva, Bruno G. Bara, Bollati Boringhieri

- L’età dello tsunami, Come sopravvivere a un figlio pre-adolescente, Alberto Pellai, Barbara Tmborini, De Agostini

- L’adolescente. Psicopatologia e psicoterapia evolutiva, Matteo Lancini, Loredana Cirillo, Tania Scodeggio, Tommaso Zanella, Raffaello Cortina Editore

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