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Ipocondria: disturbo e trattamento

15 Gennaio 2023
Tempo di lettura: 4 minuti
Ipocondria: disturbo e trattamento

Che cos’è l’ipocondria? Si definisce ipocondria la paura o fobia delle malattie, e si caratterizza per una interpretazione erronea di segni e sintomi fisici non pericolosi come segnali di una grave patologia senza una giustificata valutazione medica.

La persona ipocondriaca sperimenta un forte disagio perché vive nella paura di ammalarsi oppure nella paura di avere malattie gravi o di morire.

Il nucleo centrale dell’ipocondria è quindi rappresentato dalla preoccupazione di avere una malattia fisica grave. Tutti noi, in un momento particolare o in più occasioni della nostra vita, siamo stati in ansia per la nostra salute; siamo però in presenza di un disturbo psicopatologico quando queste preoccupazioni diventano un problema in sé, per durata e intensità, portando a un peggioramento marcato della qualità di vita. La descrizione clinica riconosce anche un altro elemento fondamentale: il timore di avere un problema di salute è causato da un’errata interpretazione di sensazioni fisiche che porta a un mantenimento del quadro clinico malgrado le rassicurazioni del personale sanitario a cui il paziente si rivolge.

Ad oggi in realtà l’ipocondria è stata esclusa dalle categorie diagnostiche del DSM-5 e i criteri che la descrivevano nella precedente edizione rientrano attualmente in due disturbi che fanno parte di due nuove categorie denominate “Disturbo da sintomi sintomatici e disturbi correlati” e “Disturbo da ansia di malattia”. Il comune denominatore che collega tali disturbi è la rilevanza dei sintomi fisici associati a disagio e compromissione significativi. Il Disturbo da Sintomi Somatici ha quale criterio centrale la presenza di sintomi somatici che procurano disagio o portano alterazioni significative nella vita quotidiana, il Disturbo da Ansia di malattia invece la presenza di un’elevata ansia nonostante l’assenza di sintomi fisici.

MODELLO COGNITIVO

Una delle spiegazioni cliniche del disturbo è il modello cognitivo di Salkovskis (1989). Il nucleo centrale del modello cognitivo dell’ipocondria afferma che il disturbo viene mantenuto da un’interpretazione catastrofica di normali sensazioni fisiche, lette dal paziente come segni prodromici di gravi malattie. In particolare, secondo tale modello cognitivo, le origini e lo sviluppo della tendenza a interpretare in chiave catastrofica i segnali del proprio corpo sono comprensibili considerando passate esperienze relative a malattie che hanno colpito direttamente il soggetto o persone a lui vicine. Il meccanismo si genererebbe a partire da esperienze precoci (ad es. malattie, gestione medica inadeguata, lutti), che, con il sopraggiungere della comparsa di un incidente critico indicativo della presenza di una malattia, attivano la formazione di credenze disfunzionali relative alla salute. Tali credenze si associano a una catena di pensieri automatici negativi ed interpretazioni catastrofiche che portano ad una escalation e ad un rinforzo di vissuti ansiosi.

Esempi di credenze disfunzionali sono:

  • Ogni cambiamento o sensazione inattesa nel corpo è sempre segno di malattia
  • Se non vai dal medico appena noti qualcosa di strano, poi sarà troppo tardi
  • Possiamo essere colpiti da malattie fatali in ogni istante, senza preavviso
  • Un malessere fisico intenso di cui non si conosce l’origine, è sempre una malattia

A mantenere ulteriormente il disturbo e i circoli viziosi dell’ansia subentrano ulteriori meccanismi, quali:

  • I bias cognitivi, ossia errori cognitivi che impattano nella vita di tutti i giorni ma che non sono guidati da principi razionali e logici. Si pensi ad esempio all’attenzione selettiva, ossia una forte concentrazione su aspetti esteriori del proprio corpo e su dati concernenti malattia senza prenderne invece in considerazione altri. Oppure il Confirmatory bias, secondo cui filtriamo le sole informazioni che confermano la nostra ipotesi negativa
  • I controlli, vengono infatti effettuati controlli continui che intensificano ulteriormente l’attenzione su ogni minimo cambiamento fisiologico
  • La ricerca di rassicurazioni, si richiedono di continuo rassicurazioni per avere un vantaggio iniziale (sollievo e riduzione dell’ansia), ma che tuttavia nel lungo termine alimentano l’ipocondria stessa
  • L’evitamento, ossia tutti quei comportamenti come l’evitamento di visite mediche o attività fisica, che portano a danneggiarsi ulteriormente.

TERAPIA

Vediamo ora quali sono le fasi della terapie e i processi che aiutano per la riduzione sintomatologica:

  • Condivisione del modello cognitivo comportamentale del disturbo e psicoeducazione. In questa fase viene esposto al paziente il circolo vizioso del disturbo sottolineando come la paura per la propria salute sia dovuta alla tendenza a interpretare in modo errato e a catastrofizzare i sintomi e le modificazioni del corpo considerandoli malattie. Inoltre si vedono tutti i fattori di mantenimento (come evitamenti, ricerche di rassicurazioni, controlli...)
  • Rinforzo della motivazione. È necessario riconoscere il bisogno di rassicurazione ed esplicitarlo ma in modo da rimarcare anche il ruolo che esso svolge nel mantenimento del problema e la sua inefficacia nel risolvere quest’ultimo
  • Identificazione e confutazione delle credenze disfunzionali. In questa fase è fondamentale individuare ed imparare ad analizzare le distorsioni cognitive in maniera critica ed attraverso le diverse tecniche cognitive che mirano a disconfermare le ipotesi catastrofiche (come spiegazioni alternative più realistiche, ridimensionare le conseguenze intollerabili, prevedere una componente di accettazione del rischio mediante maggiore consapevolezza dell’impossibilità di avere tutto sotto controllo)
  • Interpretazione dei circoli viziosi attraverso tecniche comportamentali. A questo punto è possibile soffermarsi sui vari comportamenti che alimentano il problema, affrontandoli uno per uno con le diverse tecniche comportamentali come l’esposizione con prevenzione della risposta
  • Prevenzione delle ricadute e fattori di vulnerabilità. In quest’ultima fase si rivede l’intero percorso, si valutano i progressi, si cerca di capire quali potrebbero essere le situazioni e gli eventi critici in grado di riattivare il circolo vizioso, si mette anche in preventivo una eventuale ricaduta. È anche utile quindi pensare a un piano di attacco da utilizzare ai primi segnali di riacutizzazione del disturbo.

Bibliografia

American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders: DSM-5. Washington, D.C.: American Psychiatric Association.

La Mela C. (2016). I protocolli clinici della terapia cognitivo-comportamentale. Maddali & Bruni.

Leveni D., Lussetti M., Piacentini D. (2011). Ipocondria. Guida per il clinico e manuale per chi soffre del disturbo. Erickson. Trento.  

Salkovskis P.M. (1989). Somatic problems, in J. Hawton, P.M. Salkovskis, J.W. Kirk, D.M. Clark, Cognitive Behavioural approaches to adult psychiatric disorder: a practical guide. Oxford U.P. Oxford.

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