LA RELAZIONE ADOLESCENTE-GENITORE
L’adolescente è quel ragazzo o quella ragazza che coglie aspetti fino ad ora non visti, mette in discussione punti di riferimento un tempo considerati certi, si pone domande sul significato dell’esistenza ed entra in crisi.
La crisi è essenziale: paradossalmente è l’assenza di crisi ad allarmare maggiormente, piuttosto che essere un indice di benessere.
Se è una fase di passaggio e di cambiamento essenziale, è altrettanto essenziale che si debba verificare una crisi.
E’ quindi necessario chiedersi cosa sta accadendo al/alla proprio/a figlio/a, voltarsi indietro per ripensare all’adolescente che si è stati, alle fatiche fatte per diventare adulti.
Ma è anche necessario e lecito chiedersi fino a che punto la crisi è sana.
Innanzitutto quando si parla di adolescenti è necessario abbandonare la prospettiva dell’adulto: un gran numero di comportamenti che si riscontrano frequentemente nell’adolescenza sarebbero indice di grave disagio nell’adulto.
Il ragazzo in questa fase si confronta con i limiti stabiliti dalla famiglia, mette a dura prova il mondo degli adulti, tende a minimizzare il pericolo, sperimenta emozioni che spesso vengono definite negative: rabbia, paura, insofferenza, ansia, fastidio, quindi i comportamenti definiti “trasgressivi” sono indice di patologia quando la frequenza con cui si manifestano si esaspera, rendendoli a tratti intollerabili.
La parola “crisi” deriva dal greco krino che significa scelgo, decido. Ci si aspetta che l’adolescente, proprio per il fatto che cominci a costruire la propria identità, sia più responsabile e in grado di darsi e dare risposte su cosa pensa, quanto vale, che persona è, come si relaziona con gli altri. Ci si aspetta che decida (pensate alla scelta della scuola superiore) e che tale competenza “la scelta” si attivi in un momento in cui il processo di individuazione passa prevalentemente attraverso l’opposizione.
E’ quindi importante:
- aiutarlo e orientarlo riflettendo su ciò che fa, definendo insieme una gerarchia tra ciò che voglio adesso e ciò che desidero a lungo termine.
- permettere al ragazzo di confrontarsi con il gruppo dei pari: lo sguardo dei coetanei, la loro approvazione, il riconoscersi uguali all’interno del gruppo di amici, assume un’enorme importanza nel processo di crescita. Nel gruppo ci si permette di sperimentare emozioni molto intense.
Quali sono i suoi bisogni?
- Costruirsi una propria identità cercando di rispondere alle domande “Chi sono, chi voglio essere? Che ruolo ho?
Chiaramente questi quesiti non se li pongono in modo intenzionale, ma emergono dal modo di vestirsi, di pettinarsi, di porsi, dalle scelte nello sport, a scuola, nelle amicizie. - Essere e sentirsi amato: proprio nel momento in cui si sta formando una sua personalità e ha bisogno di potersi sentire amato e accettato per ciò che è e per ciò che è diventato.
- Essere ascoltato: la comunicazione e l’ascolto sono ciò che più di ogni altra cosa richiede l’adolescente agli adulti. A volte però sembra particolarmente complesso ottenerli, in quanto l’adulto spesso tende a valutare i comportamenti dell’altro con il proprio metodo di valutazione. Una modalità con la quale si può cercare di cogliere i bisogni dell’altro e di ascoltarlo può essere molto semplicemente quella di rivolgere la domanda “Come stai?”.
- Ricercare e ottenere l’autonomia: sente il bisogno di fare “degli assaggi”, in tutti i campi, in modo da capire con chi vuole stare e da chi e cosa invece si vuole allontanare.
- Sentirsi appartenente al gruppo dei pari: ha bisogno di sviluppare un legame di appartenenza simile a quello già sperimentato in famiglia, che lo faccia sentire sicuro di sè e gli consenta di essere accettato e valorizzato dagli amici.
- Rendersi indipendente dall’adulto: ricerca e vuole ottenere una separazione fisica e psicologica dalle figure adulte.
Cosa possono fare i genitori?
- Cercare di fare un passo indietro, in quanto i cambiamenti nel rapporto tra i ragazzi e i genitori comportano l’assunzione, da parte dei genitori, di un atteggiamento meno protettivo; ciò significa permettergli anche di sbagliare mentre esprime i suoi slanci di autonomia. Il ragazzo così potrà percepire la fiducia da parte dei genitori che a loro volta potranno apprendere un nuovo modo di stargli vicino.
- Ridefinire la giusta distanza, ad esempio “io genitore mi fido e ti permetto di uscire con gli amici e non mi intrometto, ma tu mi lasci il numero di qualcuno di loro in caso di bisogno” oppure “io genitore ti lascio la possibilità di gestire la tua camera in autonomia e ci accordiamo rispetto al giorno in cui io potrò entrare, ma vorrò trovarla ordinata”. Gli adolescenti hanno bisogno di sperimentare i loro limiti e le loro capacità, ma per farlo al meglio hanno bisogno di una guida, di un punto di riferimento fidato e affidabile che intervenga in caso di bisogno.
- Prestare attenzione ai bisogni e ai desideri del figlio che possono non corrispondere ai propri, accogliendo le sue fantasie e i suoi sogni, ma al tempo stesso aiutandolo a restare con i piedi per terra.
- Prediligere l’utilizzo del dialogo come strumento per riuscire a mantenere un atteggiamento accogliente e pronto all’ascolto nei confronti dei ragazzi. E’ importante quindi ascoltarli, nel vero significato della parola, dando importanza ai vissuti riportati e posticipando, nel caso, le soluzioni da fornire.
Bibliografia
- Nuovo manuale di psicoterapia cognitiva, Bruno G. Bara, Bollati Boringhieri
- L’età dello tsunami, Come sopravvivere a un figlio pre-adolescente, Alberto Pellai, Barbara Tmborini, De Agostini
- L’adolescente. Psicopatologia e psicoterapia evolutiva, Matteo Lancini, Loredana Cirillo, Tania Scodeggio, Tommaso Zanella, Raffaello Cortina Editore