La Terapia Metacognitiva Interpersonale: cosa tratta e come si impiega
La TMI (Terapia Metacognitiva Interpersonale) è un protocollo manualizzato e validato per il
trattamento dei disturbi di personalità.
E’ applicabile a qualsiasi patologia della personalità che un paziente presenti.
Parte dalla necessità di evidenziare, insieme al paziente stesso, una mappa del suo funzionamento mentale per poter poi procedere verso la cura della personalità e l’alleviamento della sintomatologia espressa (Dimaggio; Montano, Popolo, Salvatore, 2013).
La comprensione da parte del paziente dei suoi meccanismi di funzionamento emotivo, mentale,
comportamentale, fa già parte del trattamento metacognitivo interpersonale e aiuta la
persona stessa a comprendere che ciò che lo affligge è frutto di meccanismi di interiorizzazione
che si sono strutturati negli anni, che hanno radice nell’immagine che si è costruito di se stesso e
di sé in relazione agli altri, e che non necessariamente corrispondono alla realtà dei fatti.
La TMI si concentra su alcune aree che tratteggiano le difficoltà tipiche che si riscontrano nella
psicopatologia dei disturbi di personalità, psicopatologia che coinvolge soprattutto la sfera di vita
relazionale.
Le aree su cui si focalizza quindi la TMI sono le seguenti:
- Schemi interpersonali
- Disfunzioni metacognitive
- Strategie maladattative di coping (gestione dei problemi interni e relazionali)
- Difficoltà nella regolazione emotiva.
(Dimaggio et coll., 2013)
Gli schemi interpersonali consentono alla persona di fare previsioni, sulla base del desiderio
sottostante attivo che muove il comportamento e la visione di sé e delle relazioni da parte della
persona.
Attraverso lo schema interpersonale la persona focalizza la sua attenzione su tutto ciò che confluisce con il suo desiderio sottostante. Quello che la persona nota è quindi osservato e in un certo senso “modificato” in coerenza con ciò, ovvero dalla sua motivazione sottostante.
Un esempio potrebbe essere il desiderio di essere approvato.
Un’altra funzione cui assolvono gli schemi interpersonali è quella di interpretare il comportamento
degli altri, facendo previsioni.
Si spiega e interpreta il comportamento altrui in virtù del proprio desiderio.
Ad esempio: “dall’altro non arriverà mai approvazione”, secondo il sillogismo “se io desidero essere approvato, l’altro mi criticherà”, guida la propria azione in relazione alla previsione della risposta altrui.
All’interno di un percorso terapeutico diventa dunque imprescindibile andare a delineare insieme
al paziente la struttura nucleare degli schemi interpersonali che agisce.
La mappa che consente di arrivare a estrapolare questa struttura nucleare si compone di questi seguenti step di valutazione:
1) Innanzitutto individuare a quale campo appartiene il “desiderio o motivazione” che attiva il
paziente (potrebbe essere un bisogno di essere accuditi, oppure di avere una posizione
gerarchica superiore nel rango sociale, o un bisogno di appartenenza al gruppo, o ancora un
bisogno esploratorio, o un bisogno seduttivo).
2) Comprendere la regola del comportamento alimentato dal desiderio, secondo il sillogismo
“se….allora”. Ovvero implicitamente la persona viene guidata da una regola interna che le dice
“se faccio così allora l’altro reagirà in questo modo”.
3) Individuare negli scambi relazionali del paziente la risposta dell’altro alla propria motivazione.
4) Infine focalizzare “la risposta del sé alla risposta dell’altro”, ovvero l’interpretazione che guida
il paziente nel constatare la risposta dell’altro e la sollecitazione emotiva, somatica, cognitiva
che ne deriva e che dà luogo a un comportamento.
Quest’ultimo punto consente di estrapolare l’immagine che la persona ha costruito di se stessa e
consente di comprendere quali sono le rappresentazioni che il paziente ha di sé, in relazione alle
motivazioni che ne guidano il comportamento. Ad esempio "non essere degno", o "non essere amabile", o "non essere meritevole di aiuto", o "essere incapace".
Le disfunzioni metacognitive concernono le difficoltà della persona a riconoscere i propri e gli
altrui stati mentali e saperli descrivere.
Le capacità metacognitive diversamente comprendono la possibilità di riflettere e monitorare i propri stati mentali, riuscire e ragionarci sopra e utilizzare il frutto di queste riflessioni per fronteggiare i problemi (Dimaggio, Semerari 2003 - Carcione, Dimaggio Conti, 2010 - Semerari 1999).
Da qui si comprende come sia centrale all’interno della TMI lavorare sull’incremento e lo sviluppo
delle capacità metacognitive dei pazienti. Quindi favorire la conoscenza di quello che il paziente
sente, pensa, prova e del modo in cui questi aspetti siano fra loro in connessione. Questo
innanzitutto per poter riuscir meglio a comprendere gli schemi interpersonali che mette in atto e
successivamente per poter più facilmente intervenire su di essi, ampliando le possibilità di
mettere in discussione il proprio punto di vista, la propria visione per fare spazio a possibilità
alternative di fare previsioni e interpretazioni sulle relazioni con l’altro e di conseguenza sull’idea
che si ha di se stessi. Questo consente di creare lo spazio per generare nuovi schemi, maggiormente adattivi.
Per saperne di più
G. Dimaggio, A. Montano, R. Popolo, G. Salvatore ; Terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità, 2013, Raffaello Cortina Editore
www.apertamenteweb.it
Laura D’Emilio
Psicologa e psicoterapeuta cognitivo costruttivista