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UNA PALESTRA PER LE RELAZIONI: IL "TRAINING ASSERTIVO"

28 Febbraio 2023
Tempo di lettura: 5 minuti

Con i capi sul luogo di lavoro, tra conoscenti, ma anche in un gruppo di amici o in coppia, con i nostri figli, a scuola o tra compagni di classe, nella nostra quotidianità, a qualsiasi età e per diverse ragioni, può succedere di incorrere in situazioni relazionali in cui possiamo trovarci in difficoltà.

Può diventare difficile esprimere la nostra opinione come vorremmo, dire di no a qualcosa che ci viene chiesto e che proprio non ci piace, fare una richiesta, o mantenere la calma quando qualcuno ci fa un torto, cercando di perseguire quelli che sono i nostri obiettivi.

Ognuno di noi possiede il proprio stile relazionale, maturato con l’età e le occasioni di apprendimento che ci hanno offerto le relazioni che abbiamo intrattenuto con gli altri nel corso della nostra vita.

Come detto precedentemente, nonostante incida molto il temperamento, il nostro modo di stare con gli altri e come ci relazioniamo ad essi è frutto di un apprendimento.
E proprio per questo, in quanto apprendimento, è sempre possibile modificarlo e/o apprendere nuovi modi di interagire con gli agli altri, più funzionali e adattivi.

In questo senso, il training assertivo (Wolpe, 1958) di matrice cognitivo-comportamentale, si dimostra generalmente efficace nell’aumentare il comportamento assertivo (Heimberg et al., 1983; Heimberg et al., 1977) e nell’alleviare la sintomatologia di disturbi clinici comuni, come ansia e depressione (Speed, Goldstein e Goldfried, 2018).

Ma cerchiamo di capire più nel dettaglio di cosa stiamo parlando.

Per comportamento assertivo si intende quel repertorio comportamentale, verbale e non verbale, che permette di agire e reagire nel proprio pieno interesse, dimostrandosi in grado di gestire un confronto difendendo il proprio punto di vista e i propri diritti (il diritto di chiedere, di dire “no”, o “non lo so”, “non ho capito”, di cambiare opinione, ecc…; Baggio, 2013), senza che l’ansia prenda il sopravvento, ed esprimendo in modo sincero e disinvolto anche i propri sentimenti. Sempre nel pieno rispetto della dignità e dei diritti dell’altro (Alberti ed Emmons, 1978).

Questo stile comportamentale porta a usare la negoziazione, il mettersi d’accordo, come strumento principale per la gestione e la risoluzione di eventuali conflitti interpersonali (Baggio, 2013).

Nel concreto, una persona si dimostra assertiva quando, in un contesto relazionale potenzialmente conflittuale, riesce a:

  • mantenere chiaro in mente il proprio obiettivo, desiderio o bisogno
  • mettere in pratica ciò che serve per raggiungerlo
  • rispettare i diritti dell’altro nel perseguire i propri obiettivi
  • non provare senso di colpa
  • mantenere una buona stima di sé, anche nel caso in cui riscontrasse maggiori difficoltà o non dovesse riuscire (Baggio, 2013).

Va da sé che essere in grado di assumere un comportamento come quello appena descritto potrebbe portare tantissimi vantaggi nelle situazioni più critiche a contatto con le persone che incontriamo nella nostra quotidianità.

Spesso però la realtà è ben diversa, e le circostanze in cui ci troviamo possono metterci a dura prova.

Può accadere, per esempio, di non riuscire a fare valere le nostre ragioni per paura che questo possa avere delle ripercussioni negative, accettando passivamente circostanze che non rientrano nei nostri interessi, oppure può accadere di reagire in modo aggressivo a una critica o a qualcosa che interpretiamo come un torto alla nostra persona, prevaricando l’altro e mettendo a rischio i rapporti interpersonali.

In questi casi, di fatto, mettiamo in atto degli stili comportamentali anassertivi, rispettivamente passivo e aggressivo, che non permettono di esprimere come vorremmo desideri o bisogni, pensieri e sentimenti.

L’obiettivo del training assertivo, dunque, è quello di aiutare la persona che manifesta delle difficoltà relazionali a verbalizzare e chiarire ciò di cui ha bisogno o che desidera in una data circostanza, in un contesto in cui il proprio volere potrebbe non incontrare quello dell’altro.

L’allenamento all’assertività offre la possibilità, attraverso molteplici tecniche cognitivo-comportamentali, di ridurre al minimo le inibizioni (derivanti da pensieri disfunzionali che generano l’ansia di affrontare situazioni simili), e di padroneggiare nuove abilità sociali, che permettono di sviluppare un funzionamento interpersonale più competente e adattivo. Con effettivi miglioramenti relativi al proprio senso di autoefficacia e di autostima e alle capacità comunicative (Speed, Goldstein e Goldfried, 2018).

Nonostante sia possibile inserire questo percorso trattamentale in un percorso terapeutico individuale più ampio, il training assertivo si dimostra particolarmente utile quando svolto in gruppo. Questo perché il gruppo permette di ricreare un ambiente naturale, seppure in piccolo, in cui possono emergere dinamiche e contesti relazionali più simili a quelli che affronteremmo nella nostra quotidianità (Baggio, 2013). Proprio per questo, un percorso di questo tipo è pensato per potersi adattare alle esigenze interpersonali di persone appartenenti a diverse fasce di età.

In ottica di prevenzione, inoltre, il training assertivo si è dimostrato efficace applicato in ambito scolastico per preadolescenti e adolescenti (8-11 anni e 12-18 anni), con un miglioramento delle competenze sociali, della consapevolezza di sé e delle proprie qualità e capacità (Stake, DeVille e Pennel, 1983), maggiore capacità di fronteggiare situazioni sociali sfidanti (Howing et all., 1990), e una migliore percezione di controllo sugli eventi (Waksman, 1984b).

Non solo, secondo la letteratura scientifica, l’integrazione di allenamenti all’assertività ai programmi scolastici nelle fasce di età sopra indicate, sembra portare a una modificazione dei comportamenti aggressivi (Huey e Rank, 1984), e sembra prevenire l’uso di alcol, tabacco e altre sostanze (Metz, Fuemmeler e Brown, 2006).

Dunque, che si tratti di problematiche relative alla gestione di conflitti lavorativi, alla coppia, a contesti amicali o di gruppi scolastici ed extrascolastici, che si tratti di adulti, uomini e donne, o di ragazzi e ragazze in piena adolescenza o che vi si accingano, il training assertivo sembra essere un ottimo strumento, efficace, e capace di apportare ampi benefici. Un buon allenamento per imparare ad affermarsi e a tutelare i propri diritti rispettando quelli altrui, mantenendo un senso di serenità e controllo, ma soprattutto un modo funzionale di rimanere in relazione.

Bibliografia

Alberti, R., E., & Emmons, M., L., (1978). Your perfect right: A guide to assertive behavoir (3rd ed.). San Louis Obispo, California: Impact Publishers.

Baggio, F. (Ed.). (2013). Assertività e training assertivo: Teoria e pratica per migliorare le capacità relazionali dei pazienti. Milano: Franco Angeli.

Heimberg, R. G., Chiauzzi, E. J., Becker, R. E., & Madrazo-Peterson, R. (1983). Cognitive mediation of assertive behavior: An analysis of the self-statement patterns of college students, psychiatric patients, and normal adults. Cognitive Therapy and Research, 7, 455–463.

Heimberg, R. G., Montgomery, D., Madsen, C. H., & Heimberg, J. S. (1977). Assertion training: A review of the literature. Behavior Therapy, 8, 953–971.

Howing, P. T., Wodarski, J. S., Kurtz, J. S., & Gaudin, J. (1990). The empirical base for the implementation of social skills training with maltreated children. Social Work,35(5), 460-467.

Huey, W. C., & Rank, R. C. (1984). Effects of counselor and peer-led group assertive training on black adolescent aggression. Journal of Counseling Psychology, 31, 95-98.

Metz,E.E., Fuemmeler, F.F., Brown, R.T. (2006) Implementation and Assessment of an Empirically Validated Intervention Program to Prevent Tobacco Use Among African-American Middle-School Youth, Journal of Clinical Psychology in Medical Settings, 13, 3, 229-238.

Speed, B. C., Goldstein, B. L., & Goldfried, M. R. (2018). Assertiveness training: A forgotten evidence-based treatment. Clinical Psychology: Science and Practice, 25(1), e12216.

Stake, J. E., DeVille, C. J., & Pennell, C. L. (1983). The effects of assertive training on the performance self-esteem of adolescent girls. Journal of Youth and Adolescence, 12,435-440.

Waksman, S. A. (1984b). A controlled evaluation of assertion training with adolescents. Adolescence, 19(74), 277-282.

Wolpe, J. (1958). Psychotherapy by reciprocal inhibition. Stanford, CA: Stanford University Press.

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