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CAPIRE E SUPERARE IL TRAUMA

21 Gennaio 2023
Tempo di lettura: 5 minuti
CAPIRE E SUPERARE IL TRAUMA

Il concetto di trauma è sempre stato presente nella storia dell’umanità. Il termine “trauma” deriva dal greco e vuol dire “ferita”, e si usa per indicare la lacerazione e lo shock che rimane nel sopravvissuto anche dopo la conclusione dell’evento improvviso e inaspettato.

Per trauma si intende infatti un qualsiasi evento stressante che, nell’esperienza di chi lo vive, stravolge completamente le normali risorse di fronteggiamento.
Può riguardare un pericolo, reale o percepito, alla nostra o altrui integrità fisica, oppure una minaccia di morte o all’identità psicologica.
Come conseguenza si prova un senso di impotenza e di paura intensa e si sperimentano comportamenti e reazioni a volte inconsapevoli finalizzati alla messa in sicurezza. 

Esistono diversi tipi di trauma:

  • Traumi prodotti da azioni umane volontarie: come guerre e combattimenti, episodi di terrorismo, bombardamenti, atti di abuso (sessuale, fisico, psicologico ed emotivo), aggressioni, risse, atti di disumanità
  • Traumi prodotti da azioni umane involontarie: come incidenti automobilistici, disastri su mezzi di trasporto, incendi ed esplosioni, incidenti industriali, disastri ambientali, incidenti medici
  • Disastri naturali: come terremoti, alluvioni o nubifragi, tempeste, incendi, carestie, attacchi da parte degli animali

Abbiamo anticipato come questo tipo di eventi comporti reazioni emotive e corporee importanti.
In particolare, quando l’esperienza traumatica accade, non c’è tempo per prepararsi mentalmente a reagire e di norma prende il comando il nostro sistema di sopravvivenza fisica.
Il nostro organismo è programmato per restare in vita e, nelle situazioni che rappresentano per noi una minaccia, dobbiamo rispondere molto rapidamente.
È in queste situazioni che si attiva il nostro sistema di attacco/fuga. Ma non sempre è possibile e non sempre il nostro cervello riesce ad elaborare quello che sta accadendo.

L’impatto del trauma psicologico è infatti soggettivo in base alle caratteristiche di personalità, dell’ambiente circostante, della struttura emotiva e cognitiva dell’individuo.
Anche la risposta alle esperienze traumatiche varia da persona a persona.
In particolare, sono stati individuati tre fattori che contribuiscono a tali differenze: la tipologia di eventi traumatici, le risorse personali, l’interpretazione dell’evento traumatico.

Quando l’elaborazione del trauma psicologico non avviene spontaneamente, le emozioni e le sensazioni corporee si bloccano, costruendo reti neuronali disfunzionali che compromettono il normale funzionamento psichico e il benessere della persona e ostacolano l’elaborazione del trauma.

Ma quali sono le reazioni al trauma e con quali sintomi si manifesta?

Quando si presenta un evento pericoloso e potenzialmente traumatico si innescano delle reazioni fisiologiche in parte differenti da persona a persona, ma che la pressoché totalità ha provato nel corso della propria vita.
Queste reazioni interessano tutto il regno animale e rappresentano delle risposte fisiologiche alla minaccia, i sintomi traumatici si innescano invece nel momento in cui il trauma si presenta in maniera cronica o quando non diminuisce spontaneamente con il passare del tempo.

Il complesso meccanismo della reazione/risposta a un evento traumatico ha quattro componenti principali:

  • Iperattivazione: in presenza di una minaccia o in situazioni di conflitto, nelle persone si attivano delle reazioni che consentono di reclutare le risorse energetiche presenti nel nostro corpo allo scopo di fronteggiare il pericolo imminente. Si tratta di un vero e proprio accumulo di energia che poi abbiamo bisogno di scaricare. A livello fisico aumentano il battito cardiaco e la respirazione, vi è tensione muscolare, i pensieri sono accelerati.
  • Contrazione: quando reagiamo a una situazione minacciosa per la vita, l’iperattivazione è in genere accompagnata dalla contrazione nel corpo e nelle percezioni. La contrazione determina un’alterazione della respirazione, del tono muscolare e della postura. Queste reazioni sono necessarie per poterci difendere e compiere azioni che ci salvino la vita.
  • Dissociazione: è una reazione che protegge dall’impatto dell’attivazione del momento, da esperienze che sono insopportabili e intollerabili per la persona. Ci sono diversi livelli d’intensità della dissociazione, che vanno da forme più lievi a forme più estreme.
  • Senso d’impotenza: si tratta di una reale reazione d’irrigidimento necessaria per la sopravvivenza. Il corpo diventa immobile e non ci si può muovere, non si tratta solo di una sensazione o di una percezione d’immobilità.

La maggior parte di persone che ha subito un trauma riesce a recuperare spontaneamente, possono però anche svilupparsi molteplici sintomi che influenzano significativamente il funzionamento (Van Der Kolk, 2016). I principali sono:

  • Sintomi relativi ai vissuti traumatici: alto stato di allerta, dissociazione, incubi;
  • Sintomi a livello cognitivo: convinzioni negative di sé e degli altri, scarsa mentalizzazione, problemi di memoria e di attenzione;
  • Sintomi a livello emotivo: difficoltà nella regolazione emotiva, irritabilità e talvolta rabbia incontrollata, anedonia, fobie, paura di perdere il controllo, depressione, forti emozioni di vergogna e colpa;
  • Sintomi a livello somatico: difficoltà nel sonno, di respiro, problemi intestinali, cefalee;
  • Sintomi a livello comportamentale: difficoltà relazionali, con i propri confini, evitamento, comportamenti distruttivi e autolesionista, iperattivazione.

Per il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5; APA, 2013), anche se non riesce a descrivere in pieno i multisfaccettati sintomi di origine traumatica che presenta chi è stato esposto a traumi relazionali, gli effetti di un evento traumatico delineano il quadro sintomatologico definito Disturbo da Stress Post-Traumatico (Post-Traumatic Stress Disorder - PTSD).

Il PTSD è caratterizzato da:

A: Sintomi intrusivi correlati all’evento traumatico
B: Evitamento persistente degli stimoli associati al trauma
C: Alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento traumatico
D: Marcate alterazioni dell’arousal e della reattività collegate all’evento traumatico

Si possono anche presentare sintomi dissociativi.

IL PERCORSO DI GUARIGIONE

Per quanto riguarda il trattamento psicoterapeutico, esistono molti interventi che possono essere utilizzati a seconda del quadro sintomatologico del paziente, del tipo di trauma subìto, e degli specifici livelli di sofferenza che si sperimentano quotidianamente.

Possiamo comunque individuare tre fasi:

  1. La stabilizzazione dei sintomi e un senso di sicurezza
    La prima fase è dedicata alla stabilizzazione e alla riduzione dei sintomi, per aiutare le persone a essere più efficaci nella vita quotidiana.
    In questa prima fase, quindi, il lavoro terapeutico si concentra sul riconoscimento delle risorse interne ed esterne; sull’identificazione dei pensieri, delle emozioni e delle sensazioni fisiche; e sull’acquisizione di competenze di regolazione dell’attivazione fisiologica, utili anche nella fase successiva quando si lavorerà sulle esperienze traumatiche.
    Risulta fondamentale creare un “ambiente stabile” e mettere a disposizione un luogo di confort nel quale sentirsi al sicuro, riconoscendo e validando i problemi espressi, sottolineando i punti di forza e le risorse personali, fornendo una buona psicoeducazione.
    È importante regolarizzare il sonno, l’alimentazione e i ritmi quotidiani.
    Vengono poi condivise alcune tecniche di rilassamento e di stabilizzazione.
  2. Il lavoro sulle memorie traumatiche
    La seconda fase coinvolge il trattamento delle memorie traumatiche e dei pensieri e delle emozioni ad esse associati. Infatti, spesso accade che nella quotidianità le sensazioni sperimentate al momento del trauma travolgano l’individuo improvvisamente, come se la minaccia si stesse ripresentando nel qui e ora.
  3. Lasciarsi il passato alle spalle – il processo di ricostruzione della propria vita
    La terza fase aiuta la persona a superare le paure che subentrano nella vita di tutti i giorni e, soprattutto, a costruire e a mantenere le proprie relazioni, attraverso la condivisione e l’aumento dei livelli di intimità con gli altri.

L’obiettivo può essere quello di comprendere quello che è accaduto, dove comprendere non significa necessariamente trovare le risposte a tutte le domande che il trauma può avere suscitato, significa piuttosto trovare un modo per integrare l’esperienza traumatica nella propria vita.

Bibliografia

  • American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders: DSM-5. Washington, D.C.: American Psychiatric Association
  • Herbert C, Didonna F. (2020). Capire e superare il trauma. Erickson
  • Siegel D. (1999), The developing mind; How relationships and the brain interact to shape who we are. The Guilford Press
  • Van der Hart O., Nijenhuis E. R., Steele K. (2011). Fantasmi nel sè. Trauma e trattamento della dissociazione strutturale. Milano. Raffaello Cortina

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