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IL PERFEZIONISMO E LE SUE DIVERSE DIMENSIONI

28 Febbraio 2023
Tempo di lettura: 3 minuti
IL PERFEZIONISMO E LE SUE DIVERSE DIMENSIONI

Il perfezionismo può essere guardato con prospettive diverse: talvolta viene considerato in termini di qualità e di capacità e talvolta viene al contrario inquadrato come un aspetto caratteristico di diversi ambiti di sofferenza psicologica. In tal senso il perfezionismo è un aspetto trasversale a diversi quadri clinici.

Tra i maggiori studiosi del perfezionismo viene qui esposto il contributo di Paul Hewitt e Gordon Flett (1991) che hanno sviluppato una teoria multidimensionale sul perfezionismo.

Nel loro modello comprensivo del comportamento perfezionistico Hewitt e Flett lo definiscono uno stile di personalità, nel quale è possibile differenziare sia delle componenti di contenuto sia delle componenti di processo, che opererebbe su diversi livelli:

  1. Il primo livello è quello definito DI TRATTO
  2. Il secondo livello è quello che concerne la RELAZIONE CON L’ALTRO
  3. Il terzo livello è quello che riguarda la RELAZIONE CON SE STESSI

Quindi il modello multidimensionale del perfezionismo considera la coesistenza di queste tre diverse dimensioni: la dimensione dei tratti perfezionistici, la dimensione delle componenti interpersonali del perfezionismo, la dimensione delle componenti intrapersonali del perfezionismo. Ciascuna di queste tre dimensioni si compone di sfumature diverse in cui si manifesta il perfezionismo.

Nella prima dimensione, quella dei tratti, si individua: il perfezionismo autodiretto, il perfezionismo eterodiretto e il perfezionismo socialmente prescritto. In questa dimensione si considerano le caratteristiche che le persone possiedono.

Il perfezionismo autodiretto è una forma di perfezionismo che la persona rivolge a se stessa, con standard e aspettative molto alte. La persona è spinta a raggiungere la perfezione nei diversi ambiti della propria vita, lo scopo è quello di scongiurare il più possibile l’errore o l’imperfezione.

Il perfezionismo eterodiretto è una forma di perfezionismo che la persona rivolge agli altri, verso i quali riversa aspettative molto severe e richieste rigorose di adempiervi, assolvendo a un bisogno proprio che gli altri siano perfetti. La persona può provare rabbia e disprezzo nei confronti degli altri o esercitare uno stretto controllo su di essi, improntando la relazione alla competizione.

Nel perfezionismo socialmente prescritto la persona crede fermamente che gli altri si aspettino il meglio da sé e che debba garantire la perfezione ai loro occhi. I parametri di riferimento della persona sono esterni, tuttavia l’idea circa l’aspettativa altrui è frutto di una rappresentazione interiorizzata da parte della persona stessa.

Nella seconda dimensione, ovvero quella della relazione con l’altro, si entra nel campo dei processi che la persona mette in atto nelle dinamiche relazionali. È in questa seconda sfera che è possibile individuare stili perfezionistici di autopresentazione come l’autopromozione perfezionistica che è mossa dal desiderio di apparire sempre perfetti, di mostrarsi ineccepibili, la persona mette in campo più quel che desidera essere, piuttosto che quel che è realmente.

La non esposizione dell’imperfezione, è invece messa in atto allo scopo di non mostrare le proprie imperfezioni poiché si teme fortemente il giudizio altrui, si sceglie quindi la strada dell’evitamento, per nascondere se stessi agli altri.

Infine c’è il non disvelamento delle proprie imperfezioni agli occhi degli altri. Questo tipo di meccanismo concerne per lo più il timore del fallimento e del giudizio che da ciò può derivare allo sguardo degli altri, pertanto la persona sceglie di non aprirsi all’altro, tacendo quelle informazioni di sé che lui stesso presuppone possano essere giudicate in maniera negativa.

Nella terza dimensione, ovvero concernente la relazione con sé stessi, troveremo pensieri automatici di natura perfezionistica, rappresentati per lo più da affermazioni ruminative focalizzate sulla necessità di raggiungere la perfezione. Potrebbero essere preoccupazioni, pensieri automatici, dialoghi interni che la persona sperimenta tra sé e sé e che fanno percepire alla stessa una forte discrepanza tra un’immagine ideale e un’immagine reale.

Secondo gli autori (Hewitt & Flett; 1991) il perfezionismo non si presenta in maniera compartimentata negli individui, ma le varie sfumature descritte interagiscono fra loro influenzandosi vicendevolmente attraverso diverse possibili combinazioni, che possono essere valutate clinicamente attraverso le manifestazioni prevalenti in ciascuna persona.

Bibliografia

Hewitt, P. L., & Flett, G. L. (1991). Perfectionism in the self and social contexts: Conceptualization, assessment, and association with psychopathology. Journal of Personality and Social Psychology, 60(3), 456–470. https://doi.org/10.1037/0022-3514.60.3.456

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